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Fiducia e garanzia

Come ricordavamo nel precedente post le cose che produciamo sono la rappresentazione della nostra anima creativa, racchiudono in loro il tempo che abbiamo dedicato a crearle e per tale motivo rappresentano una ricchezza per la comunità anche perché questo tempo corrisponde ad un bisogno espresso dai componenti che interagiscono con la comunità.


Barattare oggetti con altri è cosa agevole se esistono tre fattori fondamentali:

  • contemporanea disponibilità delle cose da scambiare;

  • dimensione contenuta delle cose da scambiare e frazionabilità delle stesse;

  • comparabilità del valore del bene scambiato e condivisione del valore senza riferimento a altri oggetti dell'ingegno umano.

Più le esigenze dei membri di una comunità si ampliano e più lo scambio diventa articolato, meno il baratto è funzionale allo scopo economico che deve assolvere. Basta che una delle caratteristiche sopra menzionate sia disattesa e lo scambio diviene difficile e meno misurabile.


Perché lo scambio funzioni serve fiducia. La fiducia è un concetto di prossimità; più le persone sono distanti, con rapporti poco frequenti e scarsa conoscenza reciproca, minore sarà la fiducia che li può accompagnare nella trattativa soprattutto se lo scambio non avviene su cose tangibili, immediatamente visibili, ma si basa su promesse future. La garanzia che l'operazione di collaborazione generata dallo scambio abbia successo; si può basare su di un terzo, che conosca entrambe le persone e garantisca per entrambi l'affidabilità dello sconosciuto.


Su questo presupposto è nato il concetto di moneta gestita da chi aveva la credibilità sul territorio (i regnanti conosciuti da tutti) e in seguito le banche e le famiglie di banchieri, che via via, con vari stratagemmi, si sono impossessate di un diritto che di fatto non era il loro, ovvero il signoraggio bancario.

Esiste un modo per superare questa intermediazione che da rapporto di garanzia è degenerato verso un vero e proprio strapotere della finanza sul lavoro concreto degli uomini e quindi sul loro tempo?


Certo che si e, grazie alla tecnologia, è già oggi possibile riportare il valore del denaro ad un rapporto concreto con le cose e il tempo degli uomini che le hanno prodotte. Questo valore è collegato al distribuire le responsabilità (garanzia) fra tutti in modo paritario e invertire la scarsità di fiducia rendendo credibili fra loro gli sconosciuti senza che nessuno possa approfittare della posizione di garante. Ogni uomo libero potrà così essere quel che preferisce in un ambiente economico collaborativo e non competitivo dove l'avere non è più importante dell'essere che è quel per cui stiamo vivendo qui e ora.


Una economia circolare è una economia in cui tutti vedono riconosciuto il loro ingegno e l'impegno nell'attività che svolgono per migliorare le condizioni di vita di tutte le comunità e di tutte le persone che in esse vivono e che a questo mercato di fiducia vogliono partecipare. L'economia circolare non è rappresentata da un reddito di cittadinanza che mira a livellare verso il basso il maggior numero di persone inserite nella società, ma piuttosto costituisce uno stimolo per tutti a impegnarsi sugli obiettivi e nel cercare di raggiungerli.

Qualsiasi transazione economica prevede che qualsiasi azione, anche il fatto di comprare qualcosa, debba essere ricompensata perché genera fiducia.


Essere proprietari della moneta (visto che sono le cose che ideiamo a rendere l'economica concreta) e collegarla alla fiducia nel prossimo innesta un processo molto più efficiente della competizione per amplificare la ricchezza della comunità e condividerla in modo distribuito come la responsabilità.


Nel prossimo articolo (BLOCKCHAIN E TOKEN) vedremo come questo sia possibile attraverso il concetto di blocchi concatenati e la suddivisione in gettoni della ricchezza, Questo sarà spiegato in parole semplici e comprensibili a chiunque.

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